
di Francesco Buttari
Al Teatro Duse di Bologna, è andata in scena la 78esima ed ultima replica dello spettacolo teatrale della nota conduttrice TV e attrice
Ieri 23 maggio è andata in scena la 78esima ed ultima replica dello spettacolo “40 e sto” con protagonista un’Andrea Delogu in grande spolvero. Attraverso riferimenti alla musica e ai film iconici degli anni ‘80/’90 la Delogu ci racconta cosa rappresenta, nella società moderna, per una donna compiere 40 anni e quali sono i dubbi e le perplessità da affrontare quando si iniziano a tirare le somme della propria vita.
Ed Andrea lo fa partendo dalle sue origini, perché quando ci si sente smarriti, senza meta, bisogna guardare da dove si è partiti per comprendere dove ci si trova. Così la nostra protagonista si mette a nudo e si racconta in un prezioso monologo condividendo con il suo pubblico il percorso che l’ha condotta al successo. Tramite il racconto della sua infanzia riusciamo ad intravedere l’origine del carattere di questa donna, contraddistinto dalla parola “particolare”.
L’aver trascorso l’infanzia all’interno della comunità di San Patrignano, “SanPa” come lo chiama lei, le permette di vivere in un ambiente controllato che le lascia un livello di libertà sconosciuto ai suoi coetanei ed allo stesso tempo le consente di osservare il mondo esterno con occhi pieni di stupore e gratitudine.
Durante il suo racconto ci ritroviamo a soffermarci su quanto la società influenzi le aspettative ed il comportamento degli individui che la compongono, ci ritroviamo ad ascoltare di come per una donna sia difficile non essere condizionata dalle pressioni esterne e comprendiamo quanto sia facile, ogni volta, rinunciare ad un piccolo pezzetto del nostro IO per cercare di adeguarci a ciò che vediamo all’esterno, per sentirci meno soli, per sentirci adeguati ed inclusi.
Il racconto della sua esperienza matrimoniale è un limpido esempio di quanto detto poco prima: l’esposizione a convenzioni sociali che spingono in una certa direzione influenzando la visione del singolo e quando non si riesce ad aderire a quel modello, per volontà, tempistica o semplicemente sfortuna, la società presenta il conto.
Ecco in questo passaggio, la Delogu è ferma e tagliente nel presentare agli astanti l’importanza di sentirsi libere. È un passaggio chiave, che racchiude in sé un percorso lungo, doloroso e spesso capace di mettere in crisi ma necessario per spezzare le catene delle convenzioni sociali e per riappropriarsi di quell’IO ceduto pezzo dopo pezzo crescendo.
Le persone che la seguono si riconosce in lei, nelle sue parole ricercate e calibrate egregiamente tra la serietà degli argomenti e la leggerezza che riesce a trasmettere.
L’interazione con il pubblico è molto presente e la magia avviene quando, vinta l’emozione, il pubblico fa cadere le difese, annulla le distanze e si affida consapevole alla direzione della Delogu che li aiuta a far rinascere in loro il desiderio di riappropriarsi di tutti quei piccoli pezzetti che hanno ceduto nel tempo, ritrovando il coraggio che si ha da bambini, quel coraggio puro ed un po’ incosciente che ancora non risente di quegli archetipi sociali che così tanto ci vincolano nell’età adulta.
Andrea ci prende per mano, si mette a nudo raccontandoci intimamente il suo vissuto non con l’obiettivo di dire “ce l’ho fatta!” ma con la voglia di ricordarci che ognuno di noi ha una peculiarità che lo rende speciale e che dovremmo riappropriarci dei nostri sogni da bambino.
In fondo, nel giorno del suo compleanno, Maria Andrea Delogu il regalo lo ha fatto a noi: oggi ci ha ricordato l’importanza di accudire e tenere vicino il nostro fanciullino interiore perché è lui che ci infonde il coraggio necessario a liberarci dei pesi che la vita ci ha donato nostro malgrado per spiccare il volo nei cieli dei sogni realizzati in cerca di quei frammenti di felicità che rendono così speciali le nostre vite.